giovedì 14 giugno 2007

"GAY PRIDE"? NO,GRAZIE!


Tanto tempo è passato, da quando noi -allora del F.U.O.R.I.- organizzavamo manifestazioni, per ottenere dignità. In giacca e cravatta, ma decisi ed orgogliosi di essere omosessuali; con tenacia abbiamo ottenuto che si allentasse la morsa del pregiudizio e dell'emarginazione.

Abbiamo ottenuto di poter legittimamente convivere "more uxorio", con tutti i diritti derivanti; ed 'esportando' -grazie all'on. Vera Squarcialupi- a Strasburgo, la nostra conquista,, abbiamo dato all'Europa la "Risoluzione Roth".

Dall'O.M.S. (Organizzazione Mondiale della Sanità) abbiamo ottenuto di non essere più tacciati di 'malattia mentale', ma di essere considerati "persone che amano in modo differente".

Credevamo -poveri illusi!- che avrebbero continuato a cercare di ottenere diritti, dignità, uguaglianza. Invece cosa ci ritroviamo? Gente che si noma 'politica', diventa pure Onorevole, dicendo di voler proseguire la nostra via, ma, in realtà, sa solo gestire locali-ghetto all'americana maniera, rivolti principalmente a maschi, con cui guadagna cifre astronomiche, fruttando i vizi ed alimentandoli. E chiama questo "conquista"!

Una volta l'anno, poi, la stessa gente organizza -sempre su modello americano- una sorta di sfilata carnevalesca, riproducente soprattutto l'immaginario eterosessuale riguardante gli omosessuali, condita (per chiamarla 'politica'!) di slogan obsoleti, triti, o inattuabili.

Orribili pensieri ispira questo scenario. Infatti parrebbe sia posto in atto un disegno realmente pervertito -probabilmente con la connivenza delle stesse Autorità- per far auto-rinchiudere gli omosessuali nei ghetti, ancor più emarginati di prima e sfruttati. Lontano dagli occhi della gente. Un po' come vorrebbe per le prostitute, chi propugna la riapertura dei bordelli.

Forse non è un caso la scelta di usare la parola "gay" per omosessuale. Infatti gay significa: allegro, depravato (Diz. Hazon, Garzanti) e la sola traduzione di allegro è nel caso della nostra: "donnina allegra" (ovvero prostituta).

Occorre, quindi, abbandonare un modo di vivere innaturale, notturno e nascosto; buttare alle ortiche i modelli americani che vogliono cucirci addosso; lasciar perdere le idee di adozioni improponibili; recuperare la capacità pedagogica, che abbiamo e conosciamo fin dai tempi di Socrate e Platone.

NON INGRASSIAMO I GESTORI DI LOCALI-GHETTO; ADOTTIAMO FIGLI "A DISTANZA"; VIVIAMO IL NOSTRO AMORE ALLA LUCE DEL SOLE E DIMOSTRIAMO CHE SIAMO SOLO PERSONE TRA LA GENTE!


Doriano Galli

1 commento:

GIanni-Roma ha detto...

Riporto qui di seguito l'articolo di Michele Serra apparso su "Repubblica" di sabato scorso, 16.6.2007, e che sottoscrivo in pieno:
La bandiera della laicità
MICHELE SERRA

Se oggi potessi essere a Roma andrei al Gay Pride. E non per
solidarietà "da esterno" a una categoria in lotta. Ci andrei perché, da cittadino italiano, riconosco nei diritti degli omosessuali i miei stessi diritti, e nell'isolamento politico degli omosessuali il mio stesso isolamento politico. Ci andrei perché la laicità dello Stato e
delle sue leggi mi sta a cuore, in questo momento, più di ogni altra
cosa, e ogni piazza che si batta per uno Stato laico è anche la mia
piazza. Ci andrei, infine e soprattutto, perché, come tantissimi altri, sono preoccupato e oramai quasi angosciato dalle esitazioni, dalla pavidità, dalla confusione che paralizzano, quasi al completo, la classe dirigente della mia parte politica, la sinistra.

Una parte politica incapace di fare proprio, senza se e senza ma, il
più fondante, basilare e perfino elementare dei princìpi
repubblicani: quello dell'uguaglianza dei diritti. L'uguaglianza degli esseri umani indipendentemente dalle differenze di fede, di credo politico, di orientamento sessuale. Ci andrei perché ho il fondato timore che la nuova casa comune dei democratici, il Pd, nasca mettendo tra parentesi questo principio pur di non scontentare la sua componente clericale (non cattolica: clericale. I cattolici sono
tutt'altra cosa).

Ci andrei perché gli elettori potenziali del Pd hanno il dovere di far sapere ai Padri Costituenti del partito, chiunque essi siano, che non sono disposti a votare per una classe dirigente che tentenni o
peggio litighi già di fronte al primo mattone. Che è quello della
laicità dello Stato. Una piazza San Giovanni popolata solamente da
persone omosessuali e transessuali, oggi, sarebbe il segno di una
sconfitta. Le varie campagne clericali in atto tendono a far passare l'intera questione delle convivenze, della riforma della legislazione familiare, dei Dico, come una questione di nicchia.

Problemi di una minoranza culturalmente difforme e sessualmente non ortodossa, che non riguardano il placido corso della vita civile di maggioranza, quella della "famiglia tradizionale". Ma è vero il contrario. L'intero assetto (culturale, civile, politico,
legislativo) dei diritti individuali e dei diritti di relazione riguarda il complesso della nostra comunità nazionale. La sola pretesa di elevare a Modello una sola etica, una sola mentalità, una sola maniera di stringere vincoli tra persone e davanti alla
comunità, basta e avanza a farci capire che in discussione non sono i costumi o il destino di una minoranza. Ma i costumi e il destino di tutti.

Ci andrei perché dover sopportare gli eccessi identitari, il surplus
folkloristico e le volgarità imbarazzanti di alcuni dei manifestanti è un ben piccolo prezzo di fronte a quello che le stesse persone hanno dovuto pagare alla discriminazione e al silenzio. E i peccati di orgoglio sono comunque meno dannosi e dolorosi delle umiliazioni e dell'autonegazione. E se la piazza dovesse essere dominata soprattutto da questi siparietti, per la gioia di cameraman e cronisti, la colpa sarebbe soprattutto degli assenti, che non hanno capito che piazza San Giovanni, oggi, è di tutti i cittadini. Se ci sono pregiudizi da mettere da parte, e diffidenze "estetiche" da sopire, oggi è il giorno giusto.
Ci andrei, infine, perché in quella piazza romana, oggi, nessuno
chiederà di negare diritti altrui in favore dei propri. Nessuno vorrà
promuovere un Modello penalizzando gli altri. Non sarà una piazza che
lavora per sottrazione, come quella rispettabile ma sotto sotto
minacciosa del Family Day. Sarà una piazza che vuole aggiungere
qualcosa senza togliere nulla.

Nessuna "famiglia tradizionale" si è mai sentita censurata o impedita
o sminuita dalle scelte differenti di altre persone. Nessun eterosessuale ha potuto misurare, nel suo intimo, la violenza di
sentirsi definire "contro natura". Chi si sente minacciato dall'omosessualità non ha ben chiaro il concetto di libertà. Che è perfino qualcosa di più del concetto di laicità.